La città moderna: in
continua trasformazione, priva di centro, crea un nuovo modo di vedere.
Baudelaire è tra i primi a coglierne il senso. Nel corso del Novecento e oltre,
pittori, registi, scrittori e filosofi cercano i mezzi adeguati a dire una
realtà che mette in crisi i modi di rappresentazione tradizionali. Vincenzo
Trione ripercorre una storia complessa e in perenne divenire, facendo dialogare
teorie e opere: architettura e cinema, pittura e urbanistica. Parte da alcuni
luoghi-simbolo (Parigi, Vienna, New York, Roma, Napoli...); e li analizza per
il ruolo che hanno avuto nel riconfigurare lo sguardo degli artisti. Pone a
confronto i classici delle avanguardie storiche e i videoclip, i concettuali e
i writers. Da de Chirico a Warhol, da Boccioni a Ruttmann, da Ejzenstejn a
Dario Argento, da Schwitters e Cornell ai film apocalittici hollywoodiani,
rintraccia analogie impensate e illuminanti. Con un'idea di fondo: mettere in
luce come le metafore, le invenzioni e le scommesse dell'arte siano
indispensabili per trovare una strada nel caos della "città che
sale". Trione mostra come la metropoli emerga nelle opere astratte di
Mondrian, Rothko e Fontana. E come il cinema, da Antonioni a Wenders, sia
spesso un'arte astratta. Si delinea così l'archeologia di un futuro possibile:
una cartografia che conduce da spazi reali e riconoscibili a spazi immaginari,
fantastici.
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